Abbiamo 20 giovani ulivi, piantati tra le file di viti nel nostro vigneto di famiglia. E anche se le colline piacentine non sono proprio la zona tipica per coltivare questo tipo di albero (d'inverno può fare molto freddo!) abbiamo già avuto parecchie soddisfazioni: non facciamo l'olio (in mancanza di un frantoio nella nostra zona), ma mettiamo via le olive da mangiare, in salamoia. Buonissime!!!
Gli ultimi tre inverni però erano "polari" qui da noi, con molta neve e con molto gelo. Tante volte, e anche per lunghi periodi (settimane!), le temperature sono scese sotto zero, fino a meno 16 gradi! E i nostri poveri ulivi, che amano il caldo e il sole, hanno sofferto un bel po'. Ma sono vivi, e questo ci riempie di gioia.
Adesso, in marzo, è arrivato il momento per potare gli ulivi. Quello della foto qui sopra è stato fotografato prima, durante e dopo l'intervento. All'inizio sembra quasi un cespuglio, vero? Abbiamo eliminato i rami secchi, gelati o spezzati dalla neve. E poi l'abbiamo sfoltito molto per favorire il passaggio della luce ed il circolo dell'aria attraverso la chioma della pianta.
Ecco fatto. Adesso può di nuovo respirare e prendere il sole (quando c'è :-)....
viviamo in campagna, curiamo un'orto, un piccolo vigneto, alcuni animali da cortile, un cane, un gatto e - nonostante l'età - ancora tanti sogni. "adesso siamo very country people" diceva mio marito scherzosamente quando abbiamo iniziato questa esperienza contadina, dopo decenni di vita e lavoro nelle metropoli, in giro per il mondo. questo blog non vuole insegnare niente a nessuno, è semplicemente una sorta di diario, un promemoria per noi stessi e per chi ha voglia di leggerlo. benvenuti!
venerdì 23 marzo 2012
mercoledì 21 marzo 2012
E' primavera - ma le rondini ??
Da ieri è ufficialmente primavera. Finalmente!
Non ho ancora visto però i messaggeri ufficiali di questa bella stagione: le rondini.
Eppure secondo la LIPU-Birdlife Italia in questo periodo ne dovrebbero arrivare circa 16 milione di coppie dall'Africa, dove hanno passato l'inverno. Speriamo!!! E speriamo anche che trovino dei posti dove nidificare in Italia. Pare che sia sempre più difficile...
Nel mio paesino ad esempio, dove dieci anni fa c'erano ancora tanti nidi di rondini, ora non se ne vedono più. Spesso la gente ha buttato giù questi nidi dalle proprie case perché gli uccelli "sporcavano", i sottotetti di vecchie stalle e fienili sono spariti (o ristrutturati). E poi i soliti problemi dell'agricoltura "moderna": troppi fitofarmaci e pesticidi, niente più siepi, prati e stagni - l'habitat per le rondini sta sparendo sempre di più (allarme lanciato dalla LIPU) .
So bene di non poter fermare questo triste cambiamento. Ma abbiamo deciso di dare almeno il nostro piccolo contributo per rallentarlo. Tra l'altro mettendo dei nidi artificiali sotto il tetto di una vecchia cascina.
I nidi artificiali si possono comprare nel sito internet della LIPU oppure costruirli in casa (come ha fatto Renato).
Come materiale servono: due assicelle su cui fissare la dima, una sfera di polistirolo da 12 cm (si usa solo un quarto di sfera), un po' di plastica (es. da cucina), cemento, trucioli di legno e un po' di calce, un pezzo di rete metallica a maglie piccole.
Ecco alcune foto della lavorazione:
Non ho ancora visto però i messaggeri ufficiali di questa bella stagione: le rondini.
(foto presa da internet!)
Nel mio paesino ad esempio, dove dieci anni fa c'erano ancora tanti nidi di rondini, ora non se ne vedono più. Spesso la gente ha buttato giù questi nidi dalle proprie case perché gli uccelli "sporcavano", i sottotetti di vecchie stalle e fienili sono spariti (o ristrutturati). E poi i soliti problemi dell'agricoltura "moderna": troppi fitofarmaci e pesticidi, niente più siepi, prati e stagni - l'habitat per le rondini sta sparendo sempre di più (allarme lanciato dalla LIPU) .
So bene di non poter fermare questo triste cambiamento. Ma abbiamo deciso di dare almeno il nostro piccolo contributo per rallentarlo. Tra l'altro mettendo dei nidi artificiali sotto il tetto di una vecchia cascina.
I nidi artificiali si possono comprare nel sito internet della LIPU oppure costruirli in casa (come ha fatto Renato).
Come materiale servono: due assicelle su cui fissare la dima, una sfera di polistirolo da 12 cm (si usa solo un quarto di sfera), un po' di plastica (es. da cucina), cemento, trucioli di legno e un po' di calce, un pezzo di rete metallica a maglie piccole.
Ecco alcune foto della lavorazione:
Arrivato a questo punto si fa un impasto di cemento grigio + trucioli di legno + una manciatina di calce. Tenere l’impasto piuttosto morbido di modo che mettendolo sull’armatura passi agevolmente anche sotto alla stessa. Metterlo poco alla volta e non lisciarlo, il nido deve essere, all’esterno, ruvido e bruzzoloso.
Lasciare 2 o 3 giorni che si asciughi. A nido tolto e ben asciutto si può rifinire e stuccare le eventuali falle all’interno con solo cemento, si può anche bucare con il trapano nelle parti laterali inferiori, con una piccola punta da muro onde fissarlo con due viti fini e lunghe al sostegno definitivo.
Come ho già scritto per i pipistrelli: adesso le case ci sono, speriamo che arrivino anche gli inquilini!
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lunedì 19 marzo 2012
Violette - tentativo di fare l'oleolito
Con i primi caldi nel mio orto/giardino sono rispuntate le violette. Vengono tutti gli anni, e si moltiplicano sempre di più:) Sono veramente bellissime e anche molto profumate.
Per la prima volta quest'anno ho deciso di raccoglierne un po' per preparare l'oleolito di violette. Userò la ricetta di Promiseland.it .
Chi sa cosa viene fuori.... Vi terrò informati!
PS: accetto molto volentieri commenti, consigli, suggerimenti su questo tema!
Per la prima volta quest'anno ho deciso di raccoglierne un po' per preparare l'oleolito di violette. Userò la ricetta di Promiseland.it .
Chi sa cosa viene fuori.... Vi terrò informati!
PS: accetto molto volentieri commenti, consigli, suggerimenti su questo tema!
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sabato 17 marzo 2012
Si è svegliato Filippo (il ramarro)!!!
Vi presento Filippo, il nostro sauro di famiglia.
E' dal 2005 che appare tutti gli anni, con i primi caldi di marzo, da noi nell'orto. Vive in un muretto a secco che abbiamo costruito per tenere su la terra. Nella foto lo vedete prendere il sole di mezzogiorno.
Sono sincera: Di ramarri, prima dell'arrivo di Filippo, non sapevo quasi niente (tranne che sono molto belli, hanno questo colore verde brillante con dei riflessi veramente stupendi). Ma mi sono documentata, anche con l'aiuto (fondamentale) di Renato che di rettili si intende molto più di me.
Ecco alcune notizie su Filippo e suoi fratelli:
Il nome scientifico è Lacerta viridis (bilineata) Laurenti 1768.
Il ramarro frequenta un'ampia varietà di ambienti a seconda della latitudine e della quota. Ama i muretti, i ruderi e le pietraie esposte a sud, siepi e prati ad erba alta, e non disdegna i territori a vigna (come il nostro) e i boschivi.
Animale piuttosto schivo cerca di evitare il contatto con l'uomo (ma Filippo ci conosce ormai :-). Se catturato, si difende con coraggio e veemenza mordendo e divincolandosi con grande energia. Da noi è attivo da fine febbraio/marzo a novembre quando va in letargo.
Si accoppia tra la fine di aprile e giugno e dopo circa un mese le femmine depongono da 5 a 20 uova sotto a pietre o in buchi nel terreno.
Le uova si schiudono dopo circa due mesi (dipende dalle temperature esterne).
Il ramarro è un predatore opportunista. Mangia prevalentemente artropodi (insetti e ragni), ma anche piccoli vertebrati (pulli di uccelli), e anche lucertole ed altri sauri... anche giovani ofidi. Puo mangiare uova e anche frutta matura.
In primavera i maschi si svegliano per primi (per questo sono sicura che è Filippo e non sua moglie che vedremo tra qualche settimana...spero) e cominciano a proteggere il loro territorio. Territorio di dimensioni variabili in cui vi sono la femmina e i giovani del primo e del secondo anno. Da uno studio recente il territorio medio protetto da un maschio e di 125 mq circa e in certi casi i territori possono sovrapporsi.
Questo sauro oltre ad essere assai veloce è anche un ottimo arrampicatore ed un buon nuotatore.
Il ramarro è predato da molti serpenti, da alcuni mammiferi, e da falchi e cicogne.
Attento Filippo!!!!
E' dal 2005 che appare tutti gli anni, con i primi caldi di marzo, da noi nell'orto. Vive in un muretto a secco che abbiamo costruito per tenere su la terra. Nella foto lo vedete prendere il sole di mezzogiorno.
Sono sincera: Di ramarri, prima dell'arrivo di Filippo, non sapevo quasi niente (tranne che sono molto belli, hanno questo colore verde brillante con dei riflessi veramente stupendi). Ma mi sono documentata, anche con l'aiuto (fondamentale) di Renato che di rettili si intende molto più di me.
Ecco alcune notizie su Filippo e suoi fratelli:
Il nome scientifico è Lacerta viridis (bilineata) Laurenti 1768.
Il ramarro frequenta un'ampia varietà di ambienti a seconda della latitudine e della quota. Ama i muretti, i ruderi e le pietraie esposte a sud, siepi e prati ad erba alta, e non disdegna i territori a vigna (come il nostro) e i boschivi.
Animale piuttosto schivo cerca di evitare il contatto con l'uomo (ma Filippo ci conosce ormai :-). Se catturato, si difende con coraggio e veemenza mordendo e divincolandosi con grande energia. Da noi è attivo da fine febbraio/marzo a novembre quando va in letargo.
Si accoppia tra la fine di aprile e giugno e dopo circa un mese le femmine depongono da 5 a 20 uova sotto a pietre o in buchi nel terreno.
Le uova si schiudono dopo circa due mesi (dipende dalle temperature esterne).
Il ramarro è un predatore opportunista. Mangia prevalentemente artropodi (insetti e ragni), ma anche piccoli vertebrati (pulli di uccelli), e anche lucertole ed altri sauri... anche giovani ofidi. Puo mangiare uova e anche frutta matura.
In primavera i maschi si svegliano per primi (per questo sono sicura che è Filippo e non sua moglie che vedremo tra qualche settimana...spero) e cominciano a proteggere il loro territorio. Territorio di dimensioni variabili in cui vi sono la femmina e i giovani del primo e del secondo anno. Da uno studio recente il territorio medio protetto da un maschio e di 125 mq circa e in certi casi i territori possono sovrapporsi.
Questo sauro oltre ad essere assai veloce è anche un ottimo arrampicatore ed un buon nuotatore.
Il ramarro è predato da molti serpenti, da alcuni mammiferi, e da falchi e cicogne.
Attento Filippo!!!!
venerdì 16 marzo 2012
Un lavoretto per Pasqua (idea regalo)
Non seguo molto le feste "ufficiali", ne quelle religiose e neanche quelle laiche. Ma la Pasqua risveglia in me dei ricordi d'infanzia molto particolari (magari una volta ne parlerò anche su questo blog).
In tutti quei ricordi c'è un protagonista: l'uovo! Non quello di cioccolato o di zucchero, e neanche quello con la carta tutta lucida e con le sorpresine al suo interno. No, proprio l'uovo "normale", quello di gallina.
Ed ecco l'idea che mi è venuta quest'anno per i regalini di Pasqua: Ho fatto dei piccoli berretti di lana per tenere ben calde le uova alla coque - e non solo a Pasqua ^__^
In tutti quei ricordi c'è un protagonista: l'uovo! Non quello di cioccolato o di zucchero, e neanche quello con la carta tutta lucida e con le sorpresine al suo interno. No, proprio l'uovo "normale", quello di gallina.
Ed ecco l'idea che mi è venuta quest'anno per i regalini di Pasqua: Ho fatto dei piccoli berretti di lana per tenere ben calde le uova alla coque - e non solo a Pasqua ^__^
Sono tutti fatti a mano, e ho riciclato vecchia lana di maglioni disfatti e anche quella che mi avanzava questo inverno quando ho fatto calzini, sciarpe e guanti per me, i parenti e gli amici
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martedì 13 marzo 2012
Pipistrelli - i nostri alleati contro le zanzare
Chi come noi vive in una zona con molte zanzare (noi stiamo ai margini della pianura padana, sulle colline piacentine) molto probabilmente fa un gran uso di repellenti più o meno naturali. Eppure, potremmo cercare di allearci con un animaletto che la maggior parte di noi conosce poco e che purtroppo sta diventando sempre più raro in Italia: il pipistrello.
Pare che un solo pipistrello mangi fino a 2000 zanzare in una notte.
E per contribuire alla conservazione di questo straordinario animale, gli zoologi del Museo di Storia Naturale di Firenze, con la collaborazione di Unicoop Firenze, hanno messo a punto un progetto per la diffusione delle "Bat Box", piccole casette di legno da utilizzare per offrire nuovi rifugi a questi efficienti predatori di insetti. Le bat box, si legge sul sito dell'Università di Firenze sono studiate per attrarre proprio i pipistrelli che frequentano gli ambienti urbanizzati, e potranno essere appese alla parete esterna della casa, meglio se al riparo sotto la grondaia del tetto. Quando tali rifugi saranno colonizzati avremo per alleato un formidabile cacciatore di insetti.
Sul sito dell'Uni Firenze trovate anche lo schema per costruirvi una Bat Box da soli:
per lo schema cliccate su questa riga
Renato ne ha già costruito una di queste casette. Qui in seguito la foto:
Adesso speriamo solo che in primavera arrivino anche gli inquilini pipistrelli e ci aiutino a combattere le zanzare...
E per contribuire alla conservazione di questo straordinario animale, gli zoologi del Museo di Storia Naturale di Firenze, con la collaborazione di Unicoop Firenze, hanno messo a punto un progetto per la diffusione delle "Bat Box", piccole casette di legno da utilizzare per offrire nuovi rifugi a questi efficienti predatori di insetti. Le bat box, si legge sul sito dell'Università di Firenze sono studiate per attrarre proprio i pipistrelli che frequentano gli ambienti urbanizzati, e potranno essere appese alla parete esterna della casa, meglio se al riparo sotto la grondaia del tetto. Quando tali rifugi saranno colonizzati avremo per alleato un formidabile cacciatore di insetti.
Sul sito dell'Uni Firenze trovate anche lo schema per costruirvi una Bat Box da soli:
per lo schema cliccate su questa riga
Renato ne ha già costruito una di queste casette. Qui in seguito la foto:
Adesso speriamo solo che in primavera arrivino anche gli inquilini pipistrelli e ci aiutino a combattere le zanzare...
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domenica 11 marzo 2012
Si sono svegliate le api solitarie!!!
Oggi era una bella giornata soleggiata. E nelle ore calde abbiamo finalmente visto le prime Osmie (api solitarie). Appartengono all'ordine degli Imenotteri (a cui appartengono anche le api sociali e le formiche). Depongono le uova in buchi naturali nei vecchi tronchi secchi, nelle cavità delle canne ecc.
Siamo molto contenti che siano tornati dai noi, perché nelle prossime settimane e mesi ci daranno un grande aiuto nell'orto!
Cosa c'entrano le osmie con l'orto? Tantissimo! Sono insetti bottinatori di polline e nettare, quindi utili all'impollinazione delle piante: piselli, zucchine, fagioli, pomodori ecc., tutti ne traggono giovamento.
Abbiamo appeso a un muro quattro ciocchi di legno con dei fori di varia grandezza e le osmie li hanno colonizzati subito. E' da tre anni ormai che in primavera e autunno a migliaia lavorano per ripulire i vecchi nidi e ripristinarli , rifornirli di viveri e deporre le uova.
Da oggi quindi hanno ricominciato il loro lavoro, dopo una lunga pausa invernale....
Siamo molto contenti che siano tornati dai noi, perché nelle prossime settimane e mesi ci daranno un grande aiuto nell'orto!
Cosa c'entrano le osmie con l'orto? Tantissimo! Sono insetti bottinatori di polline e nettare, quindi utili all'impollinazione delle piante: piselli, zucchine, fagioli, pomodori ecc., tutti ne traggono giovamento.
Abbiamo appeso a un muro quattro ciocchi di legno con dei fori di varia grandezza e le osmie li hanno colonizzati subito. E' da tre anni ormai che in primavera e autunno a migliaia lavorano per ripulire i vecchi nidi e ripristinarli , rifornirli di viveri e deporre le uova.
Da oggi quindi hanno ricominciato il loro lavoro, dopo una lunga pausa invernale....
sabato 10 marzo 2012
Cestini in vimini - fatti a mano
Nel post precedente ho parlato del salice domestico e della sua importanza nel vigneto. Oggi vorrei parlare di un suo "cugino", il vimine ("Salix viminalis").
Anche i vimini si usano per le legature, ma da noi in Italia sono molto rari ormai, sono protetti e non si possono più raccogliere . Infatti quelli che si vendono nei consorzi agricoli vengono quasi tutti dalla Polonia.
In ogni caso, ci hanno regalato un mazzo di questi vimini. Perché erano un avanzo dell'anno scorso e ormai troppo vecchi e quindi troppo duri per le legature (si spezzavano).
Renato però li ha messi per circa 3 settimane nell'acqua, e infatti, hanno riacquistato - almeno in parte - la loro flessibilità.
E oggi ne ha fatto un cestino.
Ecco alcune fasi della lavorazione:
Onde evitare equivoci ripeto ancora:
I filmati non sono opera nostra!!! Ma li abbiamo trovati talmente belli ed utili che ho voluto mettervi i link!!!
Anche i vimini si usano per le legature, ma da noi in Italia sono molto rari ormai, sono protetti e non si possono più raccogliere . Infatti quelli che si vendono nei consorzi agricoli vengono quasi tutti dalla Polonia.
In ogni caso, ci hanno regalato un mazzo di questi vimini. Perché erano un avanzo dell'anno scorso e ormai troppo vecchi e quindi troppo duri per le legature (si spezzavano).
Renato però li ha messi per circa 3 settimane nell'acqua, e infatti, hanno riacquistato - almeno in parte - la loro flessibilità.
E oggi ne ha fatto un cestino.
Ecco alcune fasi della lavorazione:
Per vedere con calma come si fanno i cestini potete guardare questi 2 filmati su You Tube (che sono stati molto utili anche a Renato, in pratica ha imparato grazie a loro fare ceste e cestini):
YouTube: fare cestini (parte 2) :Onde evitare equivoci ripeto ancora:
I filmati non sono opera nostra!!! Ma li abbiamo trovati talmente belli ed utili che ho voluto mettervi i link!!!
venerdì 9 marzo 2012
Il salice - da secoli usato per le legature nel vigneto
Se in questa stagione fate una passeggiata tra i vigneti forse vedete degli alberi "strani" che sembrano di avere un "castello" in testa
Sono piante di salici innestati. Con la potatura i contadini gli danno questa caratteristica forma, vuota al centro, per far sì che i germogli crescano a corona, lunghi e cadenti e non si soffochino a vicenda.
Nella vigna il salice per le legature viene usato da secoli.
Sulla pianta di "Salix fragilis" o salice dei pali (così detto perché veniva capitozzato per ottenerne dei getti lunghi e diritti, proprio per farne pali di sostegno per le viti) viene innestato il salice detto domestico, simile al vimine, adatto alle legature.
Ecco un esempio di salice appena innestato (e nella seconda foto mio marito Renato che ne sta "innaffiando" un'altro)
I rametti lunghi del salice domestico non si spezzano, sopportano tutte le torsioni; sono insomma quello che ci vuole per legare...
Anche quando la legatura è secca, mantiene egregiamente la presa per tutta la stagione vegetativa della vite. Non da fastidio alla vista e si degrada automaticamente durante i mesi invernali...
Facile da usare, gradevole al tatto, bello nel vigneto, lega le viti senza costringerle, in più è estremamente economico...se lo si coltiva è gratis!
Ora purtroppo è stato quasi completamente sostituito dalla plastica (NON nel nostro vigneto!), per di più variamente colorata, che resterà per sempre attaccata ai fili di ferro o nel terreno e che costa tra i 160 e 170 Euro al quintale....
Sono piante di salici innestati. Con la potatura i contadini gli danno questa caratteristica forma, vuota al centro, per far sì che i germogli crescano a corona, lunghi e cadenti e non si soffochino a vicenda.
Nella vigna il salice per le legature viene usato da secoli.
Sulla pianta di "Salix fragilis" o salice dei pali (così detto perché veniva capitozzato per ottenerne dei getti lunghi e diritti, proprio per farne pali di sostegno per le viti) viene innestato il salice detto domestico, simile al vimine, adatto alle legature.
Ecco un esempio di salice appena innestato (e nella seconda foto mio marito Renato che ne sta "innaffiando" un'altro)
I rametti lunghi del salice domestico non si spezzano, sopportano tutte le torsioni; sono insomma quello che ci vuole per legare...
Anche quando la legatura è secca, mantiene egregiamente la presa per tutta la stagione vegetativa della vite. Non da fastidio alla vista e si degrada automaticamente durante i mesi invernali...
Facile da usare, gradevole al tatto, bello nel vigneto, lega le viti senza costringerle, in più è estremamente economico...se lo si coltiva è gratis!
Ora purtroppo è stato quasi completamente sostituito dalla plastica (NON nel nostro vigneto!), per di più variamente colorata, che resterà per sempre attaccata ai fili di ferro o nel terreno e che costa tra i 160 e 170 Euro al quintale....
giovedì 8 marzo 2012
Il Grande Risveglio
Dopo questo inverno veramente molto strano (caldo fino a gennaio, poi tanta tanta neve e tanto tanto freddo) è bellissimo osservare i cambiamenti nella natura che ci circonda e che si notano tutti i giorni.
Oggi ho fatto una passeggiatina con la macchina fotografica nel nostro piccolo vigneto e nel orto.
Ecco i primi segni del Grande Risveglio:
Oggi ho fatto una passeggiatina con la macchina fotografica nel nostro piccolo vigneto e nel orto.
Ecco i primi segni del Grande Risveglio:
la fioritura di uno dei nostri albicocchi nel vigneto
la fioritura della prugna selvatica che cresce
nella siepe tra noi e il nostro vicino
nella siepe tra noi e il nostro vicino
nell'orto: aglio giovane
(seminato il primo novembre)
(seminato il primo novembre)
nell'orto: borragine giovane
che cresce ormai spontanea
nell'orto: giovani piante di fave
(seminate il primo novembre)
nel vigneto: aglio selvatico che cresce spontaneo,
infatti si chiama anche "aglio del vigneto"
e ancora nel vigneto: giovane bieta
che cresce spontanea e in grande quantità
che cresce spontanea e in grande quantità
lunedì 5 marzo 2012
Oggi ho fatto il "mosto" ^__^
Quando si deve scrivere il primo post sul proprio blog...diciamoci la verità, non è una cosa facile! Anzi, è abbastanza impegnativa. Infatti, per ore mi sono strizzata il cervello.
Volevo scrivere una cosa spiritosa, "intelligente", importante. Ho avuto varie idee, iniziato diversi articoli...e li ho tutti cancellati....che disastro!
Alla fine ho deciso: BASTA scrivo semplicemente quello che ho fatto oggi.
OGGI HO FATTO IL MOSTO!!!!!
"Mosto" si chiama nel mio paesino una specie di budino che si fa con succo d'uva e farina. Niente zucchero, niente conservanti.
Farlo è molto molto semplice:
Si mette il succo in una pentola e si aggiunge 1 cucchiaio di farina per ogni bicchiere di liquido. Io ad esempio avevo 1,5 ltr. di succo e ho aggiunto 9 cucchiai di farina. Si fa bollire girando in continuazione, e quando il budino diventa denso si mette in scodelle per farlo raffreddare. Buonissimo!
Da dove mi è saltato fuori il succo d'uva in questa stagione? Semplice: dal freezer!
Perché in vendemmia, quando abbiamo pigiato la nostra uva rossa (bonarda e barbera rigorosamente bio), ho riempito diverse bottiglie di plastica (quasi tutte da 1,5 litri) con il succo d'uva per metterlo poi nel freezer. Scongelato adesso sembra fresco! Si può bere come succo puro, mischiarlo con l'acqua oppure fare il tradizionale "mosto". Delizioso!!!!
Volevo scrivere una cosa spiritosa, "intelligente", importante. Ho avuto varie idee, iniziato diversi articoli...e li ho tutti cancellati....che disastro!
Alla fine ho deciso: BASTA scrivo semplicemente quello che ho fatto oggi.
OGGI HO FATTO IL MOSTO!!!!!
"Mosto" si chiama nel mio paesino una specie di budino che si fa con succo d'uva e farina. Niente zucchero, niente conservanti.
Farlo è molto molto semplice:
Si mette il succo in una pentola e si aggiunge 1 cucchiaio di farina per ogni bicchiere di liquido. Io ad esempio avevo 1,5 ltr. di succo e ho aggiunto 9 cucchiai di farina. Si fa bollire girando in continuazione, e quando il budino diventa denso si mette in scodelle per farlo raffreddare. Buonissimo!
Da dove mi è saltato fuori il succo d'uva in questa stagione? Semplice: dal freezer!
Perché in vendemmia, quando abbiamo pigiato la nostra uva rossa (bonarda e barbera rigorosamente bio), ho riempito diverse bottiglie di plastica (quasi tutte da 1,5 litri) con il succo d'uva per metterlo poi nel freezer. Scongelato adesso sembra fresco! Si può bere come succo puro, mischiarlo con l'acqua oppure fare il tradizionale "mosto". Delizioso!!!!
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